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Il primato dell’Italia e il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi

Entro il 30 novembre 2022, la Commissione Europea presenterà al Parlamento e al Consiglio una bozza di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio che rischia di stravolgere tutti i principi che sono stati adottati negli anni per la loro gestione.

La proposta prevede la limitazione della quantità degli imballaggi immessi sul mercato, prioritizzandone il riuso e prevenendo la produzione dei rifiuti, nonché l’incremento dell’uso dei materiali riciclati per ridurre lo smaltimento in discarica.

La plastica sarà il materiale su cui verrà posta maggiore attenzione e che avrà regole ben precise di scadenze e modalità di riciclo.


«Un modello ispirato a quello utilizzato soprattutto nei Paesi del Nord Europa che allarma le imprese italiane per il rischio di gravi ripercussioni sulla filiera del riciclo», questo il commento di Luca Ruini, presidente del Conai.

Gian Paolo Crasta, direttore esecutivo di UCIMA, associazione a cui fa capo l’industria delle macchine per il packaging, ha giustamente affermato che «Se vogliamo sostituire la plastica con la carta dobbiamo sapere che nel mondo, di quest’ultima, non disponiamo di una quantità sufficiente a soddisfare la domanda e che per l’approvvigionamento potremmo essere costretti a rivolgerci a Paesi dove non esiste la stessa attenzione per l’ambiente che si è sviluppata in Europa».


Si tratta di una decisione che potrebbe colpire fortemente l’economia italiana proprio perché quest’ultima spicca nel continente europeo per un forte primato sul riciclo. L’Italia, infatti, ha largamente superato gli obiettivi fissati da Bruxelles sul riutilizzo della carta per il 2025, nonché nel recupero del vetro.

Il riciclo della plastica è quasi totale e l’investimento delle imprese è sempre in crescita, per aumentare la propria ricerca di nuovo materiale e nuovi macchinari.


L’Italia sta trainando quindi la propria economia verso uno spostamento al green e alla carta, nonostante resti presente il problema dei costi. Gli imballaggi green sono più costosi di quelli tradizionali e non sempre il cliente è disposto a pagare il sovrapprezzo di un prodotto con packaging meno inquinante.

Non ci resta che aspettare il 30 novembre per capire quale sia effettivamente la direzione europea e determinare concretamente i benefici e gli svantaggi che questo nuovo ordinamento comporterà.



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